Nicholas Carr nel saggio The Shallows. What The Internet Is Doing To Our Brains (I superficiali. Come Internet influisce sui nostri cervelli) sostiene, sulle tracce di McLuhan, che tendiamo a concentrare l' attenzione sui contenuti, mentre a contare sono piuttosto gli effetti «antropologici» che il mezzo tecnico in quanto tale produce su di noi, modificando in profondità il nostro modo di pensare e agire. Il cervello, afferma Carr citando le più recenti scoperte della neuroscienza, è un organismo plastico, che viene continuamente rimodellato dall' esperienza, potenziando certi collegamenti e «amputandone» altri, a mano a mano che non vengono più usati. A fare problema non è il fatto che non leggiamo più, bensì il fatto che leggiamo su vari tipi di schermo invece che su pagine a stampa: chi legge un libro impegna le aree cerebrali associate a linguaggio, memoria e processi visuali, chi legge una pagina web o un ebook usa le regioni prefrontali associate all' assunzione di decisioni e alla risoluzione di problemi (deve valutare se seguire o no un link, elaborare i diversi stimoli multisensoriali indotti dalla multimedialità, eccetera). Ecco perché stiamo «amputando» le abilità associate alla cultura del libro (ragionamento astratto e sequenziale, pensiero individuale lento e profondo...) per sviluppare quelle associate alla cultura dello schermo (saltare rapidamente da un argomento all' altro restando in superficie, reagire fulmineamente a stimoli che sollecitano contemporaneamente sensi diversi...). Di per sé ciò non è né bene né male, ammette Carr, se non che dovremmo essere consapevoli che ci stiamo trasformando in «macchine da lavoro» tagliate su misura per le esigenze della nuova industria culturale: Google funziona come una «macchina taylorista» che quantifica, parcellizza e svuota di senso il lavoro cognitivo, allo stesso modo in cui la catena di montaggio riduceva a mansioni ripetitive il vecchio lavoro artigianale. Siamo sicuri che delegare a dispositivi del genere le funzioni che un tempo affidavamo alla nostra memoria sia una scelta saggia?
Liberamente da La rivincita di McLuhan di Carlo Formenti in Corriere della Sera del 24 novembre.
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