lunedì 7 novembre 2011

Il tacere delle Sirene

A dimostrazione del fatto che anche mezzi inadeguati e persino puerili possono aiutare a salvarci.
Per difendersi dal canto delle Sirene, Odisseo si tappò le orecchie con la cera e si fece incatenare all’albero maestro. Una cosa simile avrebbero potuto farla da tempo tutti i viaggiatori, tranne quelli che le Sirene avessero sedotti già da lontano, ma era noto in tutto il mondo che ciò non li avrebbe aiutati in nessun modo. Il canto delle Sirene trapassava qualsiasi cosa, e l’ardore dei sedotti spezzava ben più di catene e alberi. A questo però Odisseo non pensò, sebbene forse ne avesse sentito parlare. Ebbe piena fiducia in quella manciata di cera e nel fascio di catene, e ingenuamente felice dei suoi deboli mezzi andò incontro alle Sirene. Ma le Sirene hanno un’arma ancora più spaventosa del canto, il loro tacere. Non è capitato, ma si può immaginare che qualcuno si sia salvato dal loro canto, sicuramente non dal loro tacere. Al sentimento di averle sconfitte con le proprie forze, alla conseguente totale presunzione, nessun mortale può opporsi. Ed effettivamente le potenti voci non cantarono al suo passaggio, vuoi perché credessero che questo avversario potesse essere conquistato solo dal tacere, vuoi perché la vista di quell’assoluta felicità nel volto di Odisseo che pensava solo alla cera e alle catene, esse si dimenticarono del canto. Odisseo, se così possiamo dire, non sentì il loro tacere, egli credeva che cantassero, e che solo lui fosse al sicuro dall’udirle. Di sfuggita vide subito il movimento dei loro colli, il respiro profondo, gli occhi pieni di lacrime, le bocche socchiuse. Credette che tutto ciò appartenesse alle melodie che risuonavano mute intorno a lui. Presto tutto ciò scomparve dal suo sguardo rivolto lontano; le Sirene si dissolsero davanti a quella prova di carattere. Così, proprio quando era loro più vicino, non ne seppe più nulla. Loro, più belle che mai, si allungarono e si voltarono, lasciarono fluttuare i loro spaventosi capelli nel vento e si aggrapparono con gli artigli agli scogli. Non volevano più sedurre, ma solo afferrare il più a lungo possibile il riflesso dei grandi occhi di Odisseo. Se le Sirene avessero una coscienza, quella volta sarebbero morte. Ma sopravvissero. Odisseo era riuscito a sfuggire loro. Infine, si riporta qui una piccola aggiunta a questa storia. Si dice che Odisseo fosse così astuto, una tale volpe, che le stesse Parche non avevano il potere di penetrare la sua mente. Forse egli, sebbene il fatto non sia comprensibile dalla ragione umana, ha davvero intuito che le Sirene tacevano, e ha usato la finzione come uno scudo frapposto fra sé e loro, fra sé e gli dei.
Franz Kafka, Das Scweigen der Sirenen, traduzione di M.A. Orefice

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