Io oggi posso senz’altro scegliermi tale o talaltra scrittura e in questo gesto affermare la mia libertà, aspirare a una freschezza o a una tradizione, ma io non posso già più svilupparla in una durata senza diventare, a poco a poco, prigioniero delle parole altrui e addirittura delle mie. Un residuo ostinato, derivato da tutte le scritture precedenti e dallo stesso passato della mia propria scrittura, copre l’attuale voce delle mie parole. Ogni traccia scritta precipita come un elemento chimico dapprima trasparente, neutro e anodino, nel quale la sola durata fa a poco a poco apparire tutto un passato in sospensione, tutta una crittografia sempre più densa.”
Roland
Barthes, Il grado zero della scrittura
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