L’eleganza del riccio, regalatomi da un amico, è uno dei romanzi più piacevoli che mi sia capitato di leggere negli ultimi anni. Scritto dalla francese Muriel Barbery, narra le vicende di Renée, una portinaia intellettuale che legge Tolstoj, e di Paoloma una dodicenne ironica, secchiona e “aspirante suicida”. Deus ex machina, monsieur Ozu, un raffinato e ricco uomo d’affari giapponese che si innamorerà di Renée.
Filosofia e ironia – davvero esilaranti alcuni passaggi del diario di Paloma - si intrecciano nelle pagine che raccontano come le persone non sempre sono come sembrano, non sempre corrispondono allo stereotipo che noi gli assegniamo.
“Madame Michel ha l'eleganza del riccio – scrive Paloma – fuori è protetta da aculei, una vera e propria fortezza, ma ho il sospetto che dentro sia semplice e raffinata come i ricci, animaletti fintamente indolenti, risolutamente solitari e terribilmente eleganti".
Si parla di bellezza, arte, destino, senso della vita, ma anche della possibilità per un individuo di travalicare i limiti della propria classe sociale, impresa quasi impossibile, in barba alle varie dichiarazioni di fratellanza e uguaglianza. Qualche dubbio sulla conclusione che avrei preferito più aperta.
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