Proust è jazz ha detto Enrico Rava, dove una volta la pietra si
trasformava in polvere, nell’atmosfera postatomica dell’ex Italcementi, accanto
all’amico e filosofo Massimo Donà, da un’idea ne nasce un’altra, una sterzata
improvvisa incontra nuove strade, una petite madeleine come un semplice tema
jazz può portarti ovunque, verso un finale inaspettato, in una depressione
profonda perché non sei riuscito a suonare come volevi, a giocare con la
banalità per cambiare regole già scritte come Paul Auster in Trilogia di New
York, Davis, Baker, Monk, sono chiarissimi, poi a un certo punto
c’è quella curva a gomito e entri in un’altra dimensione, è chiaro che quando rompi le regole prendi un rischio, ma ne vale quasi sempre la pena, la tromba è una continua sfida, dopo il corno inglese è lo strumento più difficile, mentre con il pianoforte e la chitarra le posizioni delle note sono per certi versi "note", con la tromba no, un do o un re alti si suonano con le labbra, e il tuo muscolo e il tuo orecchio devono essere ben allenati altrimenti non ce la fai, il suono perfetto del flicorno è utopia, sono proprio i nostri limiti ad obbligarci a trovare una via diversa, sono anche quelli che ci danno una personalità precisa, per me suonare a differenza di scrivere è qualcosa che attraversa maggiormente la mia parte inconscia, posso essere triste e suonare in modo allegro e viceversa, ci sono sempre un incipit, una catarsi, un finale, associati e interpretati diversamente, e soprattutto ci sono gli altri, i musicisti che suonano con te, Jacques Attali scrisse che l’organizzazione musicale precede l’organizzazione sociale, è un esempio di democrazia, un modello di convivenza simile alle tribù Cherokee, dove ognuno prende ma nessuno prevarica, ognuno ascolta gli altri prima di prendere la parola, insegnare nelle scuole a suonare insieme invece di “zufolare”, offrirebbe agli studenti immenso piacere e un esperienza di civiltà, se dovessi andare sull’isola deserta dove nessuno vuole andare porterei con me...(continua)
c’è quella curva a gomito e entri in un’altra dimensione, è chiaro che quando rompi le regole prendi un rischio, ma ne vale quasi sempre la pena, la tromba è una continua sfida, dopo il corno inglese è lo strumento più difficile, mentre con il pianoforte e la chitarra le posizioni delle note sono per certi versi "note", con la tromba no, un do o un re alti si suonano con le labbra, e il tuo muscolo e il tuo orecchio devono essere ben allenati altrimenti non ce la fai, il suono perfetto del flicorno è utopia, sono proprio i nostri limiti ad obbligarci a trovare una via diversa, sono anche quelli che ci danno una personalità precisa, per me suonare a differenza di scrivere è qualcosa che attraversa maggiormente la mia parte inconscia, posso essere triste e suonare in modo allegro e viceversa, ci sono sempre un incipit, una catarsi, un finale, associati e interpretati diversamente, e soprattutto ci sono gli altri, i musicisti che suonano con te, Jacques Attali scrisse che l’organizzazione musicale precede l’organizzazione sociale, è un esempio di democrazia, un modello di convivenza simile alle tribù Cherokee, dove ognuno prende ma nessuno prevarica, ognuno ascolta gli altri prima di prendere la parola, insegnare nelle scuole a suonare insieme invece di “zufolare”, offrirebbe agli studenti immenso piacere e un esperienza di civiltà, se dovessi andare sull’isola deserta dove nessuno vuole andare porterei con me...(continua)
ieri a http://www.comodamente.it/
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