La
favela di San Augustin a Caracas e Vittorio Veneto hanno una cosa in comune:
vanno cambiate, riattraversate, condivise. Nella capitale venezuelana ci sta
pensando lo studio Think Tank, a Vittorio Veneto ci prova da sei anni Comodamente.
Nei dintorni di Piazza Flaminio spunta un orto sulla “spiaggetta” del Meschio,
un cubo di Rubik su tappetto verde e pallet vicino al ponte, dopo decenni si
apre la burella (passaggio segreto) di Casa Gandin, detta anche di Salomone, e
nascono dei giardini su strani animali di legno accanto a grandi mammelle
illuminate. Sono le sette le installazioni del concorso internazionale di
architettura Locus Amoenus
(http://www.comodamente.it/locusamoenus). Basta poco, ma quel poco a volte aspetta per tempo infinito, scelta rimandata, porta chiusa. La serratura è psichica, politica, burocratica. La porta di Palazzo Todesco era chiusa da un po’, tolto il catenaccio le stanze si sono subito riempite di sedie fatte con le camere d’aria, con i bastoncini di plastica dei distributori automatici di caffè, con i tappi di sughero, le molle, con mani di gommapiuma, e tubi, con appendiabiti e ombrelloni. Design popolare, design laterale a Stul numero quattro (http://depop.it), e domenica sera l’asta in favore di Nepal Children’s Organization. Anche per una nuova funzione di Palazzo Todesco ci vorrebbe un concorso di idee e piani marketing, perché altrimenti i tre milioni di euro spesi per il restauro e per il moderno ascensore esterno in vetro era meglio donarli a Medici senza Frontiere. Esposizione-laboratorio dell’innovazione industriale, mostra di vini, scuola di pittura, incubatore di start up, ostello, vivaio bonsai, accademia di prestigiatori? L’importante è che la porta non si richiuda. Alle spalle del palazzo saracinesche alzate per quel locale sulla strada che una volta era una macelleria, poi negozio di moto e persino di oddities orientali: nei tre giorni del festival ospiterà Le orecchie della Pimpa. Il “grimaldello-festival” ha funzionato anche con l’ex area industriale Italcementi, luogo di spettri all’inizio della Val Lapisina, passaggi aerei su liquidi mormorii, rocce che incombono insieme a chiome d’alberi selvagge, torri mozzate dall’accetta del tempo, muri che raccontano l’abbandono. Dipende da come la guardi, la fabbrica, per alcuni da abbattere, per altri come un libro da sfogliare, da ascoltare in silenzio tra i gorgoglii dell’acqua e il rimbombo delle macchine che accelerano in salita. Qui parleranno, tra gli altri, Enrico Rava, Arrigo Cipriani, Mauro Corona, Aldo Nove (per chi soffre di vertigini consigliato l’ingresso lato strada). Si entrerà persino in case private per la mostra Home is where I want to be (http://homeiswhereiwant.tumblr.com/), e in chiese sconsacrate, logge storiche, centrali idroelettriche, piazze e parchi, in un gioco di riattraversamento delle strisce, di revisione dei confini, di sentieri internesterni. Le soglie e i passaggi sono veramente tanti ... mind the gap, attenti a non inciampare rapiti da tanta meraviglia.
(http://www.comodamente.it/locusamoenus). Basta poco, ma quel poco a volte aspetta per tempo infinito, scelta rimandata, porta chiusa. La serratura è psichica, politica, burocratica. La porta di Palazzo Todesco era chiusa da un po’, tolto il catenaccio le stanze si sono subito riempite di sedie fatte con le camere d’aria, con i bastoncini di plastica dei distributori automatici di caffè, con i tappi di sughero, le molle, con mani di gommapiuma, e tubi, con appendiabiti e ombrelloni. Design popolare, design laterale a Stul numero quattro (http://depop.it), e domenica sera l’asta in favore di Nepal Children’s Organization. Anche per una nuova funzione di Palazzo Todesco ci vorrebbe un concorso di idee e piani marketing, perché altrimenti i tre milioni di euro spesi per il restauro e per il moderno ascensore esterno in vetro era meglio donarli a Medici senza Frontiere. Esposizione-laboratorio dell’innovazione industriale, mostra di vini, scuola di pittura, incubatore di start up, ostello, vivaio bonsai, accademia di prestigiatori? L’importante è che la porta non si richiuda. Alle spalle del palazzo saracinesche alzate per quel locale sulla strada che una volta era una macelleria, poi negozio di moto e persino di oddities orientali: nei tre giorni del festival ospiterà Le orecchie della Pimpa. Il “grimaldello-festival” ha funzionato anche con l’ex area industriale Italcementi, luogo di spettri all’inizio della Val Lapisina, passaggi aerei su liquidi mormorii, rocce che incombono insieme a chiome d’alberi selvagge, torri mozzate dall’accetta del tempo, muri che raccontano l’abbandono. Dipende da come la guardi, la fabbrica, per alcuni da abbattere, per altri come un libro da sfogliare, da ascoltare in silenzio tra i gorgoglii dell’acqua e il rimbombo delle macchine che accelerano in salita. Qui parleranno, tra gli altri, Enrico Rava, Arrigo Cipriani, Mauro Corona, Aldo Nove (per chi soffre di vertigini consigliato l’ingresso lato strada). Si entrerà persino in case private per la mostra Home is where I want to be (http://homeiswhereiwant.tumblr.com/), e in chiese sconsacrate, logge storiche, centrali idroelettriche, piazze e parchi, in un gioco di riattraversamento delle strisce, di revisione dei confini, di sentieri internesterni. Le soglie e i passaggi sono veramente tanti ... mind the gap, attenti a non inciampare rapiti da tanta meraviglia.
(appunti
dal piacevole incontro di ieri con Claudio Bertorelli, Fabio Girardello, Paola
Silvestrini)
Talvolta inciampare e' una fortuna, si osserva il mondo da una nuova prospettiva e magari e' una scoperta! Luoghi e persone in questo si assomigliano! Grazie Mario
RispondiElimina... se cadi faccia a terra ...la prospettiva è un po' schiacciata ;)
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