Gli
occhiali sono quelli di Cesare Segre, filologo e critico letterario, e di Javier Cercas, scrittore, che in
questi giorni hanno scritto del prode hidalgo creato da Cervantes. Per
Segre: “Il cavaliere della Mancia è pazzo, perché crede di vivere ancora nel
mondo dei romanzi, tra sfide e duelli, salvataggio di damigelle indifese e fama
gloriosa; ma per il resto è una persona di alti sentimenti, quasi un maestro. È
dunque una delle molte vittime che fa la letteratura, quando non si è capaci di
distinguerla dalla realtà (tra i discendenti più famosi di don Chisciotte c’è
Madame Bovary). Scrive Cercas:”Cervantes ha creato il romanzo moderno (e l’ha
quasi esaurito) dotandolo di due regoli fondamentali. La prima è che il romanzo
è un genere privo di regole, vale a dire: è il genere della libertà totale. La
seconda è che è il paradiso dell’ironia, intesa come strumento di conoscenza:
Don Chisciotte è un matto da legare, ma è anche pieno di assennatezza e di
saggezza; Don Chisciotte è un
personaggio ridicolo, ma è anche il cavaliere più nobile e più coraggioso, "il
re degli hidalgos/signore dei tristi" di Ruben Dario.È
questo, l’ironia: la chiave che apre le porte della verità, facendoci scoprire
che essa è quasi sempre poliedrica, che le cose possono non essere una cosa
sola ma una cosa e il suo contrario. Questo i fanatici non lo capiranno mai, e perciò i fanatici hanno sempre
destestato il romanzo.”
Don
Chisciotte è forse il ritratto di ognuno di noi che nell’affrontare la vita è un po’
sognatore, un po’ ridicolo, un po’ pazzo, un po’ triste, un po’ ironico. Le
vite delle persone che incontriamo ogni giorno non sono meno bizzarre della
sua. E molte non leggono romanzi.
foto: Don Chisciotte e Ronzinante, dipinto di Honoré Daumier
foto: Don Chisciotte e Ronzinante, dipinto di Honoré Daumier
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