mercoledì 31 ottobre 2012

Una sera al Golden


Allora è andata così, che io al Golden ci dovevo andare col Loris, ma poi il Loris non si è più fatto vivo, l’sms non me l’ha mandato, e io non ci pensavo più, così quando sono in macchina, che piove e sono un po’ stanco perché è stata una di quelle giornate che, mi chiama Ale e ridendo mi dice guarda che sono al Golden stasera, passa dopo, come fai a dire di no, va bene passo, sto mezzora e poi ciao, è che quando arrivo suonano proprio musica divertente al Golden, anche i tipi che la suonano sono divertenti, non le solite canzoni dei  Nomadi, niente De Andrè, finalmente, però all’inizio non li ascolto tanto, sono lì al tavolo che parlo con Giorgio, sì perché c’era anche Giorgio, e la Vale, e Ale, e anche e un paio di sue amiche, però poi a un certo punto il cantante dice Quelli che sono amici di Loris alzino la mano,
e io alzo la mano convinto che eravamo tanti, e invece ero solo io, e allora quello mi chiama sul palco per darmi un premio, penso sia uno scherzo e vado sul palco, ma Loris salterà fuori, è uno scherzo no, e invece rimango lì sul palco come un pirla, mi danno una bottiglia  di vino e un libretto, mi fanno delle foto, quello che canta mi stringe la mano, ridiamo, e in un locale pubblico c’è sempre qualcuno che fa le foto per metterle su Facebook,  senza chiederti sei sei d’accordo, eri in un locale pubblico no? Non importa se sei venuto male, è quello che ha fatto la foto che vuol far sapere che lui si diverte la sera, ma all’ultimo momento Loris salterà fuori, sono sicuro, mentre torno al tavolo mi guardo in giro, forse è quello con la barba, no no lui ha il pizzetto e la faccia più magra, allora gli mando un sms, ha fatto tardi con il basket e non viene, ma vedrai anche questo è uno scherzo, adesso li ascolto un po’ quelli della band, e vedrai che arriva, si chiamano I Lunatici, quello che mi ha premiato si chiama Paolo e canta La vita la vita l’è bela, Guarda che luna, Rosolina, Buonasera signorina, Vengo anch’io, no tu no, poi a un certo punto uno dei Lunatici legge da un libro un  racconto, di una bottiglia di vino che è sempre la stessa, quella che si porta quando si è invitati a cena da amici, e che poi gli amici portano ad altri amici, divertente, lo scrittore è Francesco Piccolo, intanto Loris non è arrivato, entrano due bionde che hanno più accessori che capelli addosso, una sta con un tipo con la faccia e i tatuaggi bruciati dalla lampada uv, è arrivata mezzanotte e non ce n’eravamo accorti, il Paolo, quello della band, si fa dare una birra da Denis del Golden, e racconta che loro fanno anche le serenate in  cambio di  salame e qualche bottiglia, intanto la bottiglia l’hanno regalata a me, a me per Loris che non è venuto, e poi mi han fatto voglia di andare a comprare il libro, quello della storia della bottiglia riciclata nelle cene, Francesco Piccolo Momenti di trascurabile felicità, lo riconosco dalla copertina, quella X che vedevo da lontano, nel Golden pieno di fumo, no non era fumo era allegria, non era una X ma un bambino con le braccia e le gambe larghe come se stesse per saltare su un mucchio di fieno, il commesso della libreria, una di quelle grandi che sembrano l’Ikea, saluta un cliente congiungendo le mani al petto, e chi sei Gandhi gli dico, e lui Namasté, e io Namasté, è alto, magro, sembra un attore di teatro  invece è di Mestre, ha fatto vari mestieri, tra cui ovviamente il barista, l’India è uno dei suoi sogni, anche dei miei, ma non si è mai spostato dalla provincia, parliamo di filosofia, di libri poi va un attimo tra gli scaffali e torna con La meravigliosa utilità del filo a piombo, Paolo Nori, sai mi sono permesso ho visto Piccolo e così, erano anni che non incontravo un libraio che porge un libro che non gli hai chiesto come ispirato,  poi chiacchierando mi parla di Baricco, un’amica gli ha consigliato Emmaus, l’unica cosa decente che ha scritto Baricco è Novecento, un racconto quasi perfetto, allora mi accompagna ad uno scaffale e mi parla di Silvio D’Arzo, Casa d’altri, mai sentito, Montale l’ha definito il racconto perfetto del Novecento, la prossima volta magari, intanto la fila dei clienti alla cassa è diventata lunghissima, torno a casa, chiama Loris, non ci credo, è proprio lui, fantasma non sei apparso ieri sera, no, non si è messo d’accordo con quello della band, no insomma ha fatto tardi, no non sapeva neanche del vino, e del libretto dove ci sono anche i suoi scritti, ma che fai continui a scherzare, no, giura che è vero, che Paolo, quello della band è uno fatto così, uno che incontra spesso, che capisce le cose, che legge nel pensiero, no sono forti, perché non fanno le solite cose un po’ tristi, De Andrè, I Nomadi, vabbé allora non c’eri proprio ieri sera, no, no ti ho detto ho fatto tardi al basket, Francesco Piccolo l’hai mai letto, e non sapevi niente neanche del libretto, ci sono le tue poesie, ma dai, sì è qui quando passi, anche la bottiglia, ma sembrava che eravate d’accordo, sembrava un reality ...  e invece era la realtà.

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